I ragazzi della 3C della Scuola Secondaria 1 Grado "Giuseppe Marchetti" di Campoformido hanno svolto una ricerca su
GIUSEPPE MARCHETTI
un friulano studioso della sua terra
PREFAZIONE
Abbiamo scelto di ricercare informazioni su Giuseppe Marchetti
perché ci ha incuriosito il fatto che la nostra Scuola fosse
intitolata ad questo personaggio a noi sconosciuto. Visto che non
siamo riusciti a trovare informazioni esaurienti su internet, abbiamo
deciso di esaminare altre fonti.
Ricorrendo al prestito interbibliotecario, tra la biblioteca di Campoformido e di Tarcento, abbiamo ricavato molte informazioni da diversi libri, sia scritti da lui che su di lui.
Inizialmente ci siamo divisi a coppie, ognuna delle quali ha analizzato una fonte riassumendola brevemente.
Successivamente abbiamo creato gruppi di lavoro per suddividere le nostre ricerche in tre categorie: la vita, le opere (libri, lettere…) e il valore (importanza dei suoi lavori).
Al fine di comprendere la lingua e il pensiero di Marchetti, abbiamo selezionato alcuni brani in friulano presenti nel testo “Letaris ai furlans”. Siccome nessuno di noi conosce bene la lingua friulana, per la traduzione siamo ricorsi al prezioso aiuto della sig.ra Paola (bidella) e di due genitori (il papà di Veronica e la mamma di Michael) che ringraziamo di cuore.
Classe 3^C
Ricorrendo al prestito interbibliotecario, tra la biblioteca di Campoformido e di Tarcento, abbiamo ricavato molte informazioni da diversi libri, sia scritti da lui che su di lui.
Inizialmente ci siamo divisi a coppie, ognuna delle quali ha analizzato una fonte riassumendola brevemente.
Successivamente abbiamo creato gruppi di lavoro per suddividere le nostre ricerche in tre categorie: la vita, le opere (libri, lettere…) e il valore (importanza dei suoi lavori).
Al fine di comprendere la lingua e il pensiero di Marchetti, abbiamo selezionato alcuni brani in friulano presenti nel testo “Letaris ai furlans”. Siccome nessuno di noi conosce bene la lingua friulana, per la traduzione siamo ricorsi al prezioso aiuto della sig.ra Paola (bidella) e di due genitori (il papà di Veronica e la mamma di Michael) che ringraziamo di cuore.
Classe 3^C
BIOGRAFIA
Giuseppe Marchetti nacque il 23 Luglio 1902 a Gemona.
A 12 anni entrò nel seminario diocesano dove frequentò le scuole
Ginnasiali e Liceali, dopo un breve periodo di servizio militare a
Fiume (Croazia).
Nel 1925 fu ordinato sacerdote, frequentò l’Università
cattolica di Milano; nel 1935 conseguì la laurea in Lettere,
discutendo un’apprezzata tesi sul “Volgare Friulano nei codici di
Gemona nel Trecento”.
Nello stesso anno si arruolò come cappellano militare dei
granatieri di Sardegna, che seguì durante tutta la guerra
d’Abissina.
Nel 1937 riprese l’insegnamento in Friuli.
A Tolmezzo, successivamente, vinse il concorso Statale per
l’insegnamento delle Lettere italiane e latine quindi, nel 1939, fu
definitivamente trasferito a Udine nell’Istituto Magistrale
Caterina Percoto.
Nel 1944 fu mandato al confino politico a Bobbio.
Nel 1947 fu nominato socio dell’Accademia di Udine e, nel 1959,
membro della Deputazione di Storia Patria per il Friuli.
Nel 1965 la Società filologica Friulana gli assegnò la medaglia
d’oro.
L’8 maggio 1966 morì a causa di un male incurabile.
OPERE
Giuseppe Marchetti scrisse diverse opere che parlano del Friuli
utilizzando sia il friulano che l’italiano.
Nel testo “Friuli uomini e tempi”, pubblicato nel 1959,
riportò le biografie di molti importanti personaggi che vissero
proprio in Friuli.
Nel primo volume narrò le biografie di uomini e donne che hanno
lasciato la loro traccia culturale dall’età romana all’età
veneziana. Uno dei personaggi descritti è Paolo Diacono, autore
della Historia Langobardorum.
Nel secondo volume presentò le vite di uomini e donne che hanno
lasciato la loro impronta culturale nell’età del Risorgimento. Uno
dei personaggi descritti è Caterina Percoto.
Marchetti scrisse anche il testo “Le chiesette votive del
Friuli”. Nell’indice l'autore suddivide le costruzioni in base
alla loro locazione; vi è presente anche la cartina delle aree
ecclesiastico-culturali del Friuli, controllate dalle diverse
diocesi.
Ogni chiesetta è corredata da una didascalia e un’ immagine
(disegno); prima di descrivere l’edificio sacro viene presentata la
strutturata della Provincia.
Alla fine si trovano gli indici analitici con le biografie degli
artisti che hanno ideato le chiesette.
Da notare che l’introduzione al testo è scritta in friulano:
questo significa che Marchetti voleva tutelare la lingua locale anche
attraverso il suo uso nello scrittura.
Le aree in cui sono posizionate le diocesi sono: la slavia
friulana, Carnia, del canale e del Friuli prealpino, Friuli
collinare, Udine e dintorni, oltre Torre, bassa friulana, medio e
basso Friuli tilaventino, Friuli Goriziano, alto e basso Friuli
concordiese.
Elenco delle chiesette votive che ci sono nei dintorni di Udine:
-Basaldella (San Sebastiano)
-Basiliano (San Marco)
-Carpeneto (Sant’Antonio Abate/San Michele)
-Cavallicco (San Leonardo)
-Cjasonsons (San Martino)
-Colloredo di prato (Madonna dei Roveri/Santa Cosma e San Damiano)
-Fontanabuona (San Filippo e San Giacomo)
-Godia (San Bernardo)
-Lauzacco (San Francesco e San Domenico)
-Nespoledo (Sant’Antonio Abate)
-Orgnano (San Pietro)
-Pagnacco (San Floriano)
-Pasian di Prato (Santa Caterina)
-Plaino (Madonna di Tavella)
-Pozzuolo (Madonna della Salute/Santissima Trinità)
-Risano (Santissima Trinità)
-Tomba di Mereto
IL SUO VALORE
Lo storico
All’azione di Marchetti si assegna un ruolo determinante
nell’evoluzione dei contenuti e dei metodi che hanno caratterizzato
la ricerca della cultura storica locale dalla metà del secolo in
poi.
Il linguista
Giuseppe Marchetti aveva posto le basi per far riconoscere il
friulano come una lingua, che poteva essere utilizzata per il
giornalismo e la storia dell’arte.
Tra alcuni suoi saggi linguistici meritano attenzione quelli
dedicati alla grafia dei primi testi in volgare in friulano. Egli è
stato anche un grande punto di riferimento per i friulanisti e gli
studiosi della lingua friuliana.
Il letterato
l’azione di Marchetti è stata determinante per il sorgere e
l’affermarsi di una nuova poesia friulana.
Lo studioso d’arte
Giuseppe Marchetti è stato il primo studioso ad impostare i
problemi della storia dell’arte friulana leggendola e
interpretandola come nessun altro in termini moderni, cogliendone gli
aspetti più profondi, fortemente ancorati al tessuto culturale,
sociale e religioso del Friuli.
Giuseppe Marchetti, grazie alle sue ricerche, ha favorito lo
sviluppo sugli studi dell’arte friulana e la salvaguardia del
patrimonio artistico dell’intera regione.
Nessuno, fino a quel momento, si era dedicato alle opere del
periodo romanico-gotico (Medioevo), a chiesette votive/parrocchiali,
a monumenti tipici, o alle sculture in legno del Rinascimento.
Si possono trovare delle immagini qui:
Lettere
Rudy, caro mio, ti ringrazio molto che ti sei ricordato di me
invitandomi nel viaggio in Liguria con la compagnia di tuo fratello,
ma non me la sento di venire. Prima di tutto da quelle parti sono già
stato e se avrò ancora tempo, può essere che mi venga la voglia di
tornare un giorno o l’altro. E poi …niente; è meglio che te lo
dica sinceramente, fuori dai denti: con te non vengo più in giro.
Non offenderti, ma abbiamo caratteri così differenti che non è
bello stare insieme. L’ho capito l’altro giorno che eravamo
tutti e due alla sagra di Feistritz nel Gaital che mi hai fatto
macinare tanta di quella rabbia, ti avrei stordito con una sberla. Ti
ricordi, forse era la giornata più bella che Dio ci abbia mandato da
qualche secolo in qua. Aveva piovuto forte tutta la notte e
all’improvviso verso sera non c’era più neanche una nuvola. Il
sole sorgeva sulla terra friulana cosi fresca, così pulita, così
limpida che neanche il giorno dopo la creazione poteva essere più
nuova e più bella. Stavo diventando matto di gioia nel godere di uno
spettacolo simile dal finestrino del treno e tu affaticato ti eri
perso dietro a quella scostumata di Trieste che, tra le natiche e
striduli, riempiva da sola il vagone. E poi non capisci che una
sfacciata di quel genere la trovi quando vuoi e dove vuoi a poco
prezzo, ma una meraviglia uguale a quella che vedevamo fuori in quel
momento non la vedrai più in vita tua.
Nella vallata che sembra di solito così selvaggia e umida, le
cascatelle di acqua, gli scorci di sole, le cime delle montagne
nitide dalla pioggia, ancora imbiancate dalla neve andavano al di là
di ogni immaginazione.
Ma tu non hai guardato niente, hai guardato solo il seno
spropositato di quella donnaccia.
E quando siamo arrivati al di là del confine, ti sei messo a fare
il mattacchione con la gente del paese. Ma dico io , che follia! Ma
sai cosa ti ha detto la biondina a cui hai tirato la treccia in
piazza a Notsch? Tra i denti deve aver detto, io non ho capito bene
se “ungezogen” o “unerzogen”, che significherebbe zotico o
maleducato, ora scegli tu, e ti va di lusso sia una che l’altra. Ma
tu non sai il tedesco e sei andato avanti senza scomporti.
Bello vederti con quella nuca grassa di maiale che hai. Senti un
po’, io e te non saremo vecchi ma neanche giovani e può succedere
che le ragazzine, anche quelle di là, gradiscano di più i
complimenti dei loro sbarbatelli che hanno addosso qualche primavera
di meno. Capisci? Dopo, intanto che facevano il “kufenstechen” e
le loro danze sotto il tiglio, tu ti sganasciavi dalle risate - Che
buffi che sono! Che arretrati che sono!- Poi si sa; a emanciparsi in
fretta erano quei quattro “merli” nostrani che ci hanno deliziato
con i loro discorsi di alta politica sul treno da Tarvisio a Udine,
vero?
No, no, Rudy; anche se abbiamo dovuto mangiare, nei tre anni di
servizio militare, nello stesso posto, noi due non siamo fatti per
stare insieme. Vai per conto tuo e divertiti a modo tuo.
Ciao bello!
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AD UNA FANCIULLA BIONDA
Signora,
Signora,
mi scusi se le scrivo, così su un foglio. Io non
la conosco, non so come si chiama, non so dove abita e non so niente
ma proprio niente di lei. Ho solo visto da dietro, sopra lo schienale
di
una sedia del treno i suoi capelli biondi. E io ho sentito una
voce come un cinguettio di un usignolo che girava allegra e canterina
intanto che il vapore correva sui campi vestiti di primavera. E di
tutto quel viaggio mi è rimasto dentro solo la gioia negli occhi di
quello spettacolo della mia terra in fiore e la musica allegra della
sua voce che mi parlava dietro ad un passo delle mie orecchie.
Parlava in friulano.
Questa nostra lingua sarà difficile, se viene fuori
dalla bocca di uno sciocco contadino che la butta fuori con
disprezzo; sarà squarcia sulla bocca di un bambino che la alterna a
bestemmie; sarà fastidiosa se la parla una signora pettegola; sarà
ridicola come la trasformano quelli sciocchi che l'hanno dimenticata;
ma come l'ho sentita io a tintinnare ridendo brillante come una
pioggia d'argento, sulle sue labbra, e non c'era nessun'altra che le
assomigliasse.
C'era tanta gente in quel scompartimento: ragazzi che
tornavano da scuola urlando con un italiano da ladroni; uomini
d'affari che parlavano in una malelingua più mescolata che si possa
sentire al mercato; signori e spose che spettegolavano delle loro
cose in triestino e slavo.
Una confusione di questa povera umanità che si tiene malpagata
nel suo essere. Ma io non sentivo altro che la sua voce soave che mi
cantava dietro le spalle.
Ho capito dal suo discorso che deve essere stata a
scuola e viaggiato per il mondo, conosciuto, letto e visto molto
altro. Ma non mi interessava neanche tanto quello che diceva: ero
incantato solo a sentire come le venivano in bocca certe parole
giuste, scelte, elaborate che con un filo di voce le teneva legate e
le metteva al posto giusto nel discorso come un fiocco di seta.
Era in mezzo a quella confusione di voci non autentiche
e mal messe, come sentire un filo d'aria in una cappa di aria
viziata, come vedere una fonte di ruscello vicino ad un mucchio di
immondizie,come un raggio di sole di sole nel mezzo di un temporale o
una stellina d'argento in una notte nera. C'era una voce di
semplicità, di schiettezza, di modestia e di verità in una nuvola
di artificio, di stupidità, di finte, di goffaggini, di maniere
studiate e false; un po' di padronanza e di personalità nella
grettezza soffocante del suo carattere e di meschinità; una vena di
sangue civile in un sacco di fango!
E quando è scesa, la signora, io non mi sono girato a
guardarla, per paura di qualcos'altro che rompesse il mio incanto; ma
sono rimasto lì, in quell'inferno, come uno che, a mezzogiorno,
perdesse la luce degli occhi. Che mi perdoni se scrivendo, mi sono
fatto prendere dall'entusiasmo
un po' a lodarla: non mi capita spesso!
Lei se lo merita.
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