6 maggio 1976
Pomeriggio
7 anni io, Elisabetta 9 siamo nella cinquecento della mamma parcheggiata in centro a Udine vicino alla vecchia Eliotecnica per prendere le copie per il papà. Fa caldo ed è una gran fortuna perché io e Lisa finalmente siamo in maniche corte e soprattutto possiamo indossare le magliette rosse con Pippi Calzelunghe con i nostri nomi impressi portate da Parigi dalla zia Giovanna, una cosa mai vista!
Sera
5 piano, ho la camicina da notte rosa fatta dalla nonna Irma e sto preparando la camomilla, il gas è di quelli a bombola il piano è grande ed è smaltato di bianco.
Mia mamma lava i piatti mentre papà è in soggiorno, ma improvvisamente irrompe spalancado la porta della cucina, ha il volto terreo e si rivolge alla mamma:"Il terremoto!" e mia mamma:" Ma va là!" e fa una bella risata, come dire: cosa ti salta in mente di spaventarci così!
Dopo pochi istanti il pavimento di marmo liscio si anima: è uno scivolo, è un'onda che fluttua. Non si sta in piedi la luce va e viene, e in ogni momento ci si sente rimescolati e ci si trova in un posto diverso.
57 secondi sono tanti, il rumore non lo ricordo, anzi come mi è capitato per altri eventi tragici, ricordo solo una percezione amplificata di tutto attraverso la lente di una bolla: tempo, spazio e suoni sono spariti.
Finisce la scossa e sul pianerottolo, scesa dal 6 piano, appare la nonna Irma: "Sembra il terremoto del '20 a Tolmezzo!".
Stiamo scendendo a rompicollo le 15 rampe di scale, ma Elisabetta si blocca, torna indietro: non c'è Massimino. Torna su e lo prende con tanto di gabbietta.
Giù c'erano tutti. Tutti nelle loro mise arrangiate, interrotti a fare qualcosa che è molto prossima all'andare a dormire.
Ci siamo rifugiati dagli amici della mamma e del papà, abitavano vicino in una villetta. In macchina tutta la notte lo speaker di una radio invitava a non rientrare in casa "è in arrivo una scossa più forte".
Per i bambini è: fine della scuola anticipata, vita all'aperto tutto il giorno con altri bambini. Ci si addormenta in un letto e poi ci si trova su una branda sotto il cielo perché i grandi sentono una scossa.
Si imparano nuove parole: sismografo, sussultorio, ondulatorio, Richter ma forse più Mercalli all'epoca, epicentro, tendopoli, zone terremotate.
Nelle zone terremotate va a portare aiuto il papà con il suo amico. Un giorno siamo anche noi bimbe nelle zone terremotate: c'è un matrimonio.
Il matrimonio è strano, vicino ci sono le tendopoli e le particole sono fettine di pane.
Giriamo il paese: le case sono sventrate si mostrano spudorate in una quotidiana banalità interrotta: dalla camera, al soggiorno buono, al gabinetto.